Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/106

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76 Capitolo quinto.

cedere la carovana riunita e noi ci dividiamo alla testa, al centro e alla coda.

Sempre la stessa natura che offre poco di interessante e di piacevole: quasi insensibilmente si va discendendo su terreno leggermente ondulato. Raggiunto un vasto altipiano in gran parte coltivato a dura, alle dodici e mezzo mettiamo il campo presso il villaggio di Godofelassi. La popolazione viene in massa a circondarci, a spiare e mettere ad ogni prova la nostra pazienza. Dapprincipio ci negano l’acqua per abbeverare le nostre mule, ma colla fermezza otteniamo questa concessione. Villaggio e abitanti sono il vero emblema della miseria. Le case sono costituite da una siepe od un muro circolare alto poco più di mezzo metro, e coperto da un tetto conico di paglia: mobilia nè attrezzi niente; un disordine e un sudiciume superiori ad ogni credere: nel centro del villaggio la chiesa, di costruzione eguale alle abitazioni, ma più grande con una croce cofta al vertice del tetto, e circondata da euforbie popolate da centinaia di piccioni che si ritengono sacri e che nessuno oserebbe toccare. Molti di questi però, ignari d’un asilo tanto sicuro, abitano le campagne circostanti, e ci forniscono un eccellente pranzo.

I nostri boari di Asmara finiscono qui il loro servizio e ci domandano un prezzo enorme per proseguire, quindi sarà forza procurarcene altri e perdere ancora almeno domani per le trattative.

Venerdi 21. Il villaggio visitato internamente è piuttosto vasto, ma meschino, senza nesssuna regolarità di vie. Ogni capanna o gruppo di due o tre di esse è circondato generalmente da uno steccato; c’è pochissima vita, nessuna industria: solo alcune donne mischiando fango a sterco e paglia tagliuzzata, costruiscono dei grandi vasi a forma di botte, in cui conservano le loro provviste di grano. Sono questi assai originali e non