Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/137

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Capitolo sesto. 101

intonacatura ai muri, nessuna modanatura nè ornato. Concentrico è altro muro, lasciando un corridoio in forma d’anello di circa tre metri di larghezza, riservato al pubblico devoto; entro questa doppia cerchia sorge ancora un edificio rettangolare, all’infuori tutto dipinto con episodi della storia sacra o fasti dell’armata abissinese. Sul davanti, la Vergine e San Giorgio ai due lati, e nel mezzo l’apertura che mena alla camera interna riservata ai preti. Sollevata, col permesso dei sacerdoti presenti, una cortina, regalo della regina d’Inghilterra, fummo ammessi ai misteri di quel santuario. Non v’è al centro che una edicola in legno, specie di confessionale di poco più di due metri di lato, dove nessuno entra mai, ma solo si appoggia il libro di preghiere al davanzale di un finestrino, e i preti vi stanno attorno a leggere e pregare. Nel circuito esterno sta il campanile costituito da tre dadi sovrapposti, di lato decrescente, e sormontati da una cupola acuminata. È questa la più gran chiesa che oggi esiste in Abissinia; il progetto e parte dell’esecuzione sono dovuti al bravo Naretti.

Passammo a vedere gli arredi sacri e gli utensili pel servizio religioso. Molto ricche ed originali sono le croci cofte in bronzo ed argento massiccio. I bornus che vestono i preti durante le funzioni, in raso azzurro con ricami in sete a vario colore e grandi ornati e fermagli in argento lavorato ad uso filograna; il cappello, il baldacchino ad ombrello, il turibolo in bronzo dallo stile bizantino, il campanello ad U coi dischi in lamina d’ottone, che scorrendo su fili e battendo un contro l’altro producono il suono; le croci in ferro che i sacerdoti devono sempre tenere fra mani e servirsene per farsi il segno della croce. Cose tutte che difficilmente potrei descrivere e che siccome credo piuttosto interessanti riproduco alla meglio colla matita. Le stoffe sono tutte importazioni dall’Europa o dall’India, ma tutto il resto è fatto in paese, e parmi strano assai come, dove quasi