Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/144

Da Wikisource.
104 Capitolo sesto.

bisogna farvi l’abitudine e sopportare la loro oppressione con pazienza e prudenza.

Il colpo d’occhio è stupendo e per l’animazione e per l’impronta artistica e caratteristica che danno tutti questi manti dai colori vivaci, artisticamente gittati sui dorsi dalle tinte diverse, queste punte di lancie e fucili che luccicano, e parasoli e teste di cavalieri che si elevano sulla folla. L’ineguaglianza del terreno, da un lato limitato dal corso del torrente e dall’altro elevantesi verso la montagna, aggiunge ancora maggior effetto a questa scena in cui la vita ed il moto pare si consumino e si rinnovino sempre. I prodotti che si vendono sono portati da tutti i paesi circonvicini ed i rispettivi venditori si dispongono a crocchi, qualche volta riunendosi quelli provenienti dallo stesso paese, altra invece quelli che apportarono la stessa qualità di merce.

Non v’hanno però in complesso grandi negozianti e non si vede ricchezza nè abbondanza; ognuno cerca di far qualche quattrino col poco che il suo campo o la sua arte primitiva gli fornirono dopo qualche mese di lavoro. Verso il fiume stanno gli animali, cavalli, muli, buricchi, buoi e capre. Desiderando fare acquisti di cavalli, il proprietario subito monta in sella, discende al torrente, risale nel campo opposto e su un piano che vi si stende comincia a galoppare e caracollare. Un altro subito gli corre appresso, gli passa vicino in segno di invito alla sfida, si fanno dei tratti alla carriera, si rivolta indietro il cavallo senza fermarlo, come nessuno oserebbe da noi, si arresta di colpo poi si riprende una sequela di volate; ritornano poi col povero animale bagnato di sudore e di sangue alla bocca. Volevamo fare qualche acquisto, ma trattandosi di vendere a dei bianchi, vorrebbero non contrattare, ma rubare, cosa che non ci accomoda punto.

Rivoltandoci a sud ci si spiega dinanzi tutto il pittoresco spettacolo del complesso del mercato. Circa quattromila erano