Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/155

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Capitolo sesto. 109

ancora sottomesso, e buona parte dell’Amara indignata contro il sovrano: alla battaglia, se così si può dire una semplicissima scaramuccia, di Magdala, Teodoro era seguito da pochissimi fedeli.

La campagna degli Inglesi fu quindi presso a poco una marcia trionfale. Gran parte della popolazione che sarebbe rimasta indifferente e fors’anche all’occasione avrebbe militato in difesa del proprio paese, fu sedotta dalla massa dei talleri che si spandevano a solo titolo di corruzione.

Non ultima delle cagioni fu poi anche il panico di trovarsi la prima volta a contatto con un nemico disciplinato, armato di tutto punto e accompagnato da batterie d’artiglieria.

Dove gli Abissinesi mostrarono realmente molto valore fu alla seconda battaglia contro gli Egiziani, a Gura. Dopo la sconfitta di Guda-Guddi, il Governo del Cairo voleva una rivincita, e mandò una seconda spedizione di circa 16,000 uomini, capitanata dal principe reale Hassan pacha. Da Massaua salirono per le vallate che più direttamente portano alla capitale del Tigré, e giunti al principio dell’altipiano etiopico, presso il villaggio di Gura, scelsero a loro campo un’altura isolata, che sorge quasi a delineare il limite fra l’altipiano e il principio della discesa. Costrussero strade per portarvi i cannoni, coronarono l’altura con un magnifico forte e con casematte, e fortificarono il versante verso l’Abissinia con trincee che nascondevano famosi pezzi d’artiglieria. Gli Abissinesi, forti di più che centomila uomini, a quanto si pretende, s’avviarono incontro al nemico e stabilirono il loro campo sulle alture circostanti l’altipiano, e rimpetto a quella occupata dagli altri.

Gli Egiziani scesero in campo aperto in atto di sfida: Re Giovanni allora, tagliando colla sua spada le pelli che tenevano le provviste d’acqua, gridò: figliuoli, se non volete morir di sete andatevi a cercar l’acqua oltre la linea nemica. Fu come fosse