Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/188

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da un tetto conico in paglia; è la sala del trono e delle udienze. Un giro di rozzi tronchi che fanno ufficio di colonne aiutano a sopportare il tetto ben fatto con canne e corde intrecciate, e talora avvolte con stoffe a colori. Come mobilia, nulla, tranne il trono che servì all’incoronazione, semplice sedia sormontata da un baldacchino con corona e qualche ornato, poggiando su una piattaforma alla quale si accede per cinque o sei gradini. Nelle pareti alcuni semplici forti per dar luce, da un lato la porta d’ingresso, e opposta a questa l’altra da cui esce S. M. quando vuole andarsi a riposare nel vicino palazzo. Sorge questo a pochi metri nello stesso recinto, in forma rettangolare con un piano superiore che tutto è costituito da una rozza camera. Nel locale inferiore abita il custode, e la scala che accede agli appartamenti superiori è esterna e mostra per la sua costruzione che i giorni del re non si reputano troppo preziosi pel suo popolo. Quando il re vi abita, ci si disse che vi si portano degli angareb, e le pareti si coprono con stoffe.

Rimpetto a tutto questo è un’altura che finisce con roccia nuda, e la cui base forma parete ad una vasca semicircolare lunga una trentina di metri, larga la metà e profonda forse sei, in cui all’epoca delle piogge si raccoglie l’acqua. È detta maiscium o acqua dei principi. Dal lato dell’altura sono due vie scavate nella roccia che dagli estremi della vasca vanno elevandosi sopra il centro, dove trovansi quattro o cinque gradini disposti ad anfiteatro. Avanzi di antiche gradinate scendono pure fin sul fondo della vasca. In un avvallamento di fianco a questa altura sta un grosso sicomoro, dove per antica tradizione, il giorno dell’Epifania, si piantano due tende, di cui una è regalo del re, vi si celebrano solenni messe, vi si fanno grandi feste e si benedice l’acqua.

Da qui verso sud continua la catena di alture che stanno rimpetto alla città da cui sono divise per pochi metri dall’incas-