Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/215

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Capitolo ottavo. 147


A nord-ovest di Adua, a circa un chilometro dalla città, è una palazzina reale, l’unica in Abissinia che abbia l’aspetto un po’ diverso delle solite abitazioni e ornata da griglie che fece Naretti. All’interno tutt’affatto rozzo.

Invece di perdermi in descrizioni, che ormai sarebbero ripetizioni, credo meglio darne un disegnino fatto sul vero.

Il clima in Abissinia è eccellente e solo dopo le piogge si sviluppano alle volte alcune febbri nelle vallate più basse e lungo i corsi del Mareb e del Taccaze. La temperatura varia nell’anno dai 18° ai 25°, nelle altitudini medie: certo che nelle alte montagne il termometro scende ben più basso. Il sole è cocente, chè per quanto elevati non dimentica d’esser sole tropicale e piomba i suoi raggi verticali, ma l’aria rarefatta e spesso mossa dovuta all’altitudine e alla natura montagnosa, fa che raramente s’abbia a soffrire del più terribile tormento dei climi caldi, l’afa. È però facile pigliarsi un colpo di sole.

In aprile cominciano i primi annunci dell’avvicinarsi dell’autunno, o epoca delle piogge, che gli Arabi chiamano karif. La notte e la mattina il cielo è serenissimo, ma verso le due o le tre i venti di nord-ovest lo coprono di nubi spintevi dalla costa: qualche volta fanno una semplice visita poi scompaiono, spesso invece danno origine a lampi e tuoni, poi ad acquazzoni torrenziali, dopo i quali torna il più splendido sole. Dura così una quindicina di giorni, per poi rimettersi al bello fino alla metà di giugno, ed a quest’epoca comincia la vera stagione delle piogge che si protrae per quattro mesi, piovendo dapprincipio due o tre volte per settimana, durante qualche ora, poi aumentando fino a continuare giorno e notte nel mese centrale, poi decrescendo nella stessa ragione. È allora che tutto il suolo si copre di uno smalto verde intarsiato da splendidi fiori, che le foreste riprendono nuova vita per rafforzarsi ad affrontare gli altri mesi di siccità, che le campagne diventano produttive e si ripopolano