Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/264

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190 Capitolo decimo.

cesti dei pani furono levati, e si continuò a servire tecc, finchè un usciere gridò alcune parole che fecero sortire tutti quanti, e per ultimi noi che con un inchino ci licenziammo da questo interessante e cordiale banchetto.

Le piogge hanno incominciato, e prima che il forte ci sorprenda vorremmo vedere quanto ancora ci interessa, per poi metterci sulla via del ritorno. Si stabilisce quindi che chi deve interessarsi di affari commerciali vi attenda per proprio conto, mentre Ferrari ed io andremo a visitare il lago Tzana, e il Nilo Azzurro; Legnani ci sarà compagno, e tutti ci riuniremo a Debra-Tabor ancora, per tornare dal Galabat visitando sulla strada il Gondar.

La mattina del martedì 27 il re ci manda a chiamare, e tenendosi al fianco uno dei capi della chiesa, ci riceve insieme ai protestanti: vuole la presentazione di quelli fra noi che partono per affari commerciali per la via del Goggiam, e di quelli che se ne vanno alle rive del lago Tzana, ci augura il buon viaggio, aggiungendo che tutto già pensò per le guide che ci devono accompagnare. Fa poi dire ai protestanti che non mutò consiglio dalla prima udienza che loro concesse, ed ingiunge che in giornata partano per raggiungere Massaua al più presto possibile, con una fermata di non più di tre giorni in Adua, assicurandoli che lungo tutta la via godranno della maggiore sicurezza. Saputo da Naretti che gli oggetti che gli avevano regalati potevano valere da cinquanta a sessanta talleri, ne diede loro cento, dicendo non se ne offendessero, che non intendeva con questo pagare i loro doni, ma solo compensarli delle spese di un viaggio fatto inutilmente.

Alle due, il cerimoniere di corte ci presenta la nostra guida assicurandoci che provvederà a tutto quanto ci sarà necessario, e ci raccomanda pazienza colle popolazioni se alle volte vorranno insultarci dandoci del turco. Ferrari, Legnani ed io volgiamo a