Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/310

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226 Capitolo dodicesimo.

tentarmi di lui. Egli mi scrisse, sono ammalato, mandatemi il dottore, ed io vi pregai nel vostro ritorno di andarlo a vedere: voi mi rispondeste sì. Voi avevate la mia lettera, malgrado questo vi ha fatto tal male: egli ha una malattia al cervello o qualcosa altro di male nella sua salute: egli non è molto bene. Io so che il pensiero dei cristiani è vasto e vi prego di lasciar questo fatto nel profondo del vostro cuore.

«Voi avete sofferto per me, io vi ricompenserò.

«Il 2 luglio 1879.»

Credo che re Giovanni non poteva essere più gentile con noi nè far di più per farci dimenticare un cattivo quarto d’ora passato nel suo regno, e diede così ancora una conferma alla stima ed all’amicizia, che conoscendolo avevamo concepito per lui. Certo non può avere gran istruzione, non conoscendo altre lingue che la sua e non avendo mai messo piede fuori dai confini dei suoi Stati, ma ha un fondo di serietà, di onestà, di delicatezza di sentimenti, una finezza di intuizione, una dose di ingegno naturale, come è raro assai di trovare fra i suoi. V’ha chi nasce col genio della musica, chi con quello delle matematiche, chi con quello della letteratura, e Giovanni Kassa, bisogna pur dirlo, nacque col genio d’esser re d’Etiopia, e da piccolo principe seppe infatti diventarlo, sa reggersi bene sul trono ed è certo fra tutti gli Abissinesi quello che più lo merita.

Potessero i suoi sudditi assorbire un pochino del suo buon senso, tenersi in pace e capire qualcosa dei benefici della civiltà, smettendo cento pregiudizii invererati, e il paese si vedrebbe in poco tempo farsi fiorente.

Lo scopo cui più di tutto mira re Giovanni è quello di riconquistare le provincie di Galabat e dei Bogos che gli Egiziani presero all’Abissinia, poi di estendersi fin verso la costa, occupando lo spazio fra questa e l’altipiano, spazio di cui le due na-