Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/140

Da Wikisource.
134 ii - de la comunitá d’amore

ne l’uomo è il suo calor naturale, che limita e attua la concupiscenza: e come suo marito gli è sempre congionto attualmente; il qual Vulcano dicono essere figliuolo di Iove e di Iunone, e che per essere zoppo il gittorono del cielo, e da Tetide fu nutrito ed è fabro di Giove, che fa li suoi artifici. Vogliono dire che ’l calor naturale de l’uomo e degli animali è figlio di Iove e di Iunone, perché ha del celeste misto con la materialitá, e per la participazione di Giove e del cielo è subietto de le virtú naturali, animali e vitali; e per cagione de la mistione che ha con la materia, non è eterno come il calor effettivo del sole e degli altri corpi celesti, né manco sempre potente, né anco si truova sempre a un modo nel corpo umano, anzi, come fa il zoppo, cresce e poi scema, monta e poscia cala secondo la diversitá de l’etá e de le disposizioni de l’uomo. E questo vuol dire che per essere zoppo fu gettato del cielo, perché il calor e l’altre cose celesti sono uniformi e non zoppeggiano come l’inferiori; e che fu nutrito da Tetide, che è il mare, perché cosí negli animali come ne la terra questo calor è nutrito da l’umiditá e quella il sostiene, e tanto è intenso ovvero remisso quanto l’umido naturale proporzionato gli è suffiziente o men suffiziente. Dicono essere fabro e artefice di Giove, perché è ministro di tante operazioni mirabili e ioviali quante sono nel corpo umano. Essendo adunque la concupiscenzia venerea maritata e congiunta col calor naturale di Marte, che è il fervente desiderio de la lascivia, — perché egli dá ardente libidine eccessiva e immoderata, e perciò dicono che non nacque del seme di Giove né partecipò cosa buona de le sue, ma nacque de la percussione de la vulva di Iunone, che vuol dire la venenositá del mestruo de la madre (perché Marte con le sue ardenti incitazioni fa soperchiare la potenzia de la materia di Iunone sopra la ragione di Giove); — sí che la concupiscente Venere si vuole innamorare de l’ardente Marte: onde gli astrologi pongono grandissima amicizia fra questi due pianeti, e dicono che Venere corregge tutta la milizia di Marte col suo benigno aspetto, e che, eccedendo la lussuria per la mistione di ambidui, il sole (che è la chiara ragione umana) gli accusa a Vulcano, dando