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dio come fine universale |
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le sue parti produtta da Dio per uno fine comune nel tutto, insieme con uno fine proprio in ognuna de le parti. Séguita che tanto il tutto e le parti sono perfette e felici, quanto rettamente e interamente conseguono gli offizi ai quali sono indirizzati dal sommo opifice. Il fine del tutto è l’unita perfezione di tutto l’universo, disegnata dal divino architettore, e il fine di ciascuna delle parti non è solamente la perfezione di quella parte in sé, ma che con quella deserva rettamente a la perfezione del tutto, che è il fine universale, primo intento de la divinitá. E per questo comun fine, piú che per il proprio, ogni parte fu fatta, ordinata e dedicata; talmente che, mancando parte di tal servitú negli atti pertinenti a la perfezione de l’universo, le sarebbe maggiore difetto e piú infelice verrebbe a essere, che se li mancasse il suo proprio atto; e cosí si felicita piú per il comune che per il proprio, a modo d’uno individuo umano, che la perfezione d’una de le sue parti, come l’occhio o la mano, non consiste solamente né principalmente nell’essere bello occhio o bella mano, ma nel vedere assai de l’occhio, né ancora nel fare troppe arti la mano: ma prima e principalmente consiste che l’occhio veda e la mano faccia quel che conviene al bene di tutta la persona, e si fa piú nobile ed eccellente per il retto servizio che fa a la persona tutta, perché la propria bellezza è proprio atto; onde molte volte per salvare tutta la persona la parte naturalmente si rappresenta ed espone al proprio pericolo, come vuol fare il braccio, che si rappresenta a la spada per salvazione de la testa. Essendo adunque questa legge sempre osservata ne l’universo, l’intelligenzia si felicita piú nel muovere l’orbe celeste (che è atto necessario a l’essere del tutto, se ben è atto estrinseco e corporeo) che ne la intrinseca intelligenzia sua essenziale, che è il proprio atto: e questo intende Aristotile, dicendo che l’intelligenzia muove per fine piú alto ed eccellente, che è Dio, consequendo l’ordine suo ne l’universo; sí che amando e movendo il suo orbe collega l’unione de l’universo, con la qual propriamente consegue l’amore, l’unione e la grazia divina unificatrice del mondo, la quale è il suo ultimo fine e desiderata felicitá.