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200 iii - de l’origine d’amore


Filone. Questa medesima ragione costringerebbe te a darmi prima remedio, tanto piú ch’il beneficio sarebbe mutuo: ciascuno debbe dare ciò che ha, e ricevere di quel che gli manca e che ha bisogno.

Sofia. A questo modo né il tuo sarebbe pagare né far grazia, però che io veggo che giá di nuovo vuoi vendere quel che giá hai promesso. Paga una volta il debito, e di poi parlarai a che modo si debbono contribuire i mutui benefizi.

Filone. Son pur molti debiti, non però promissi.

Sofia. Dimmi alcuno.

Filone. Remediar gli amici del possibile non ti par debito?

Sofia. Grazia sarebbe, non debito.

Filone. Grazia sarebbe remediare i forestieri, che non sono amici, ma agli amici è debito: e non farlo sarebbe vizio d’infedeltá, crudeltá e avarizia.

Sofia. Ancor che questo fusse debito, non mi negarai giá che fra i debiti il promesso si debba pagar prima ch’il non promesso.

Filone. Ancor questo non ti voglio consentire: però che di ragione prima si debbe pagare quel che in sé è debito e non promesso, che quel che solamente la promissione il fa debito, perché in effetto il debito senza promessa precede a la promessa senza debito. Mira che dar tu remedio a la terribil pena mia è vero debito (poi che noi siamo veri amici), ben che non l’abbi promesso; ma la promission mia non fu per debito, anzi di grazia, né a te è molto necessaria, ché giá non è per remediarti di pericolo o danno, ma solamente per darti qualche diletto e satisfazione di mente: debbe dunque precedere il tuo debito non promesso quel di mia libera promissione.

Sofia. La promessa solamente è quella che fa il debito, senza aver bisogno d’altro obbligo.

Filone. Piú giusto è ch’il debito solamente facci promissione, senza esser bisogno il promettere.

Sofia. Quando ben fussi cosí come dici, non vedi tu [che] ciò ch’io voglio da te è la teorica de l’amore, e quel che tu vuoi da me è la pratica di quello? Non puoi negare che sempre