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unitá d’amore e desiderio 211

l’odio e aborrizione, ché la doglia è de la possessione del mal presente, e l’odio è per non averlo nel futuro.

Sofia. A che modo poni tu dunque l’ordine di queste passioni de l’anima?

Filone. La prima è l’amore e desiderio de la cosa buona, e il suo contrario è l’odio e aborrizione de la cosa cattiva. La speranza viene di poi de l’amore e desiderio, quale è di cosa buona futura e separata, e il timore è il suo contrario, quale è di cosa cattiva futura o separata: e quando con l’amor o desiderio si giunta speranza, succede il séguito de la cosa buona amata, cosí come quando con l’odio e aborrizione si giunta il timore, succede la fuga de la cosa cattiva odiata. Il fine è gaudio e diletto di cosa buona presente e congiunta, e il contrario suo è doglia e tristizia di cosa cattiva presente e congiunta. Questa passione, quale è ultima in esequirsi, cioè il gaudio e diletto di cosa buona, è prima nell’intenzione: ché per conseguire gaudio e diletto s’ama e desidera, spera e séguita; e però in quella s’acquista e riposa l’animo, e avendosi per il presente, s’ama e desidera per il futuro. Sí che, rettamente filosofando in qual si voglia modo, amore e desiderio sono una medesima cosa essenzialmente, se ben nel modo di parlare qualche spezie d’amore si chiama piú propriamente desiderio e l’altra piú propriamente amore: e non solamente questi due vocabuli, ma altri con questi dicono una medesima cosa, ché in effetto quel che s’ama qualche volta s’affetta, si dilige, s’opta, s’appetisce e si vuole, e ancor cosí si desidera. E tutti questi vocabuli e altri tali, ben che s’appropri ciascuno a una spezie d’amore piú che a una altra, niente di manco in sustanzia tutti significano una medesima cosa, quale è desiderare le cose che mancano: però che quel che si possiede, quando si possiede, non s’appetisce né ama, ma sempre s’ama e appetisce per esser nella mente sotto spezie di cosa buona; onde si desidera e ama, se non è, che sia realmente, e come è ne la mente, che sia in atto come in potenzia, e s’è in atto e non l’abbiamo, che l’abbiamo, e se l'aviamo di presente, ch’il fruiamo sempre, la qual futura fruizione ancor non è e manca; di questa sorte s’amano fra