Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/42

Da Wikisource.
36 i - d’amore e desiderio

Sofia. Dimmi piú particolarmente in qual di queste due consiste ultimamente la felicitá, o ne la virtú o ne la sapienzia.

Filone. Le virtú morali son vie necessarie per la felicitá; ma il proprio suggetto di quelle è la sapienzia, la quale non saria possibile averla senza le virtú morali: ché chi non ha virtú non può essere sapiente, cosí come il savio non può essere privato di virtú. Di modo che la virtú è la via de la sapienzia, e lei il luogo de la felicitá.

Sofia. Molte sono le sorte del sapere e diverse sono le scienzie, secondo la moltitudine de le cose acquistate e la diversitá e modo che son conosciute da l’intelletto. Dimmi adunque in quale e in quante consiste la felicitá: se è in conoscere tutte le cose che si truovano, o in parte di quelle, o se consiste ne la cognizione d’una cosa sola; e qual potria essere quella cosa che la sua cognizione fa il nostro intelletto felice.

Filone. Furono alcuni sapienti che stimarono consistere la felicitá ne la cognizione di tutte le scienzie de le cose; e in tutte, senza mancarne alcuna.

Sofia. Che ragione mostrano in confirmazione de la loro oppinione?

Filone. Dicono che ’l nostro intelletto è in principio pura potenza d’intendere; la qual potenzia non è determinata a alcuna sorte di cose, ma è comune e universale a tutte; e, come dice Aristotile, la natura del nostro intelletto è possibile a intendere e ricevere ogni cosa, come la natura de l’intelletto agente; che è quello che fa le simili intellettive, e illumina di quelle il nostro intelletto, e gli fa fare ogni cosa intellettuale, e illumina e imprime ogni cosa ne l’intelletto possibile, e non è altro che essere redutto da la sua tenebrosa potenzia a l’atto, illuminato per l’intelletto agente. Segue che la sua ultima perfezione e sua felicitá debbe consistere ne l’essere interamente redutto di potenzia in atto di tutte le cose che hanno essere: perché, essendo esso in potenzia a tutte, debbe essere la sua perfezione e felicitá nel conoscerle tutte; di sorte che nissuna potenzia né mancamento resti in lui. E questa è l’ultima beatitudine e felice fine de l’intelletto umano. Nel qual fine dicono