Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/443

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nota 437

tespizio: «Es obra utilisima y muy provechosa assi para seculares come religiosos». Ma il valore della traduzione è assai modesto.

Letterariamente perfetta, fedele al testo e in tutto degna dell’opera è La traducion del Indio de los tres Dialogos de Amor de Leon Hebreo, hecha de Italiano en Español por Garcilasso Inga de la Vega, natural de la gran Ciudad del Cuzco, cabeça de los reynos y provincias del Perú, dirigidos á la sacra Catolica Magestad del rey don Felipe maestro señor. (En Madrid. En casa de Pedro Madrigal. M. D. XC) (in-4, pp. + 313 + 30 di indice). Questa versione, per la personalitá del traduttore e per il suo valore stilistico, è considerata un testo classico della letteratura spagnuola, e come tale è stata di recente ristampata con gli altri scritti di Garcilaso de la Vega nella Nueva Biblioteca de Autores Españoles (Madrid, 1915, vol. XXXI, pp. 283-458): ma appunto per la sua rapida diffusione e per la sua integritá veniva posta all’indice dei libri proibiti dall’Inquisizione di Spagna1.

Una quarta traduzione, secondo il grande bibliografo Nicolas Antonio, sarebbe stata fatta dal cronista aragonese Juan Costa, che però non giunse a stamparla2.

Ma nemmeno occorrevano allora traduzioni in Ispagna per far conoscere un libro italiano. Il Cervantes non solo citava, come si è visto, Leone Ebreo nel prologo del Don Quixote, ma traeva quasi testualmente dai Dialoghi d’Amore la materia di un lungo dibattito sull’essenza del bello, contenuto nel IV libro della Galatea3: è vero che la Galatea è del 1585, quindi posteriore alle prime due versioni spagnuole, ma dalla frase del Quixote pare evidente che Cervantes leggeva questo suo autore in italiano: «Si tractaredes de amores, con dos onzas que sepais de la lengua toscana, topareis con Leon Hebreo, que os hincha las medidas». I grandi lirici spagnuoli e portoghesi del ’500 e lo stesso Camoens sentirono come il Cervantes questo profondo soddisfacimento nella lettura di Leone4.



  1. Index librorum prohibitorum di Madrid, 1667, p. 758, col. 2; cfr. Rodriguez de Castro, Biblioteca española (Madrid, 1781), I, 372; Baumgarten, Hallensis Biblioth., VII, 29; Gallardo, Ensayo de una Bibl. española (1863), p. 1.
  2. Cfr. Menendez y Pelayo, Hist. cit, III 3, 18 n.
  3. F. E. Abelenda, Sobre la ‘Galatea’ de M. de Cervantes, in «Rev. de Archivios, Bibl. y Museos», n. s., XXV (1921), pp. 554-560; C. De Lollis, Cervantes reazionario (Roma, 1924), pp. 19-22.
  4. Pflaum, op. cit., pp. 139-141.