Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/8

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2 lettera dedicatoria

satisfar del proprio, pagano de l’altrui: che desiderando scioglier parte di questo grande obligo ch’io ho con voi, e, per la povertá dell’ingegno mio, non potendo mandarvi frutto che di me stesso sia nato, ve lo mando nato negli altrui giardini: i libri, cioè, d’amore di maestro Leone, sotto titolo di Filone e Sofia; casto soggetto d’amore, a donna casta che spira amore; pensieri celesti, a donna ch’è ornata di virtú celeste; altissimi intendimenti, a donna ripiena d’altissimi concetti. Cosí ho voluto, piú tosto con quel d’altri mostrarvi l’animo ch’io ho di satisfarvi, che prolungar, per la povertá mia, la satisfazione di tanto debito. Benché stimo (quando pur vi penso) far in un tempo due non piccoli guadagni: scioglier parte di questo obligo con voi, e obligarmi (se l’ombre obligar si possono) maestro Leone. Ché avendo io questi suoi divini dialogi tratti fuora delle tenebre in che essi stavano sepolti, e postoli quasi in chiara luce, e al nome di cosí valorosa donna (come voi sete) raccomandatili; credo certo ch’egli se ne debbia sommamente rallegrare, e di questo suo nuovo splendore e di cosí alta protezione molto restarmi obligato. Voi dunque, quasi tutrice di questa opera divenuta, drizzando in lei, come in corpo altissimo a ricever luce, il vostro raggio, la farete piú splendida e piú miracolosa mostrarsi al mondo.