Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/205

Da Wikisource.

intermezzo - promesse e debiti 199

pernizioso e molto furioso veleno, sí che quanto tua bellezza è piú eccessiva, tanto produce in me piú rabbioso e velenoso disio. La presenzia tua m’è triaca solamente perché mi ritiene la vita, ma non per levar la velenositá e la pena, anzi la prolonga e fa piú durabile: però che vederti mi proibisce il fine, qual sarebbe termine al mio ardente desiderio e riposo a mia affannosa vita.

Sofia. Di questa alienazione assai buon conto hai dato; né io voglio piú esaminarla, ché per altro t’ho chiamato e altro da te voglio.

Filone. Che altro?

Sofia. Ricordati de la promessa, che giá due volte m’hai fatto, di darmi notizia del nascimento de l’amore e di sua divina progenie, e ancor significasti volermi mostrare suoi effetti negli amanti. Il tempo mi pare opportuno, e tu dici che non sei inviato per cose che importino: dunque dá opera di satisfare a la promissione.

Filone. In termine mi truovo che ho piú bisogno di cercare credenzia, che di pagare ciò che ho a dare. Se mi vuoi far bene, aiutami a far debiti nuovi, e non mi costringere a pagar i vecchi.

Sofia. Che bisogno è il tuo?

Filone. Grande.

Sofia. Di che?

Filone. Qual maggior che di trovar remedio a mia crudelissima pena?

Sofia. Vuoi ch’io ti consigli?

Filone. Da te sempre vorrei consigli e aita.

Sofia. Se del poco ti fai buon pagatore, sempre che vorrai assai, ti sará fidato a credenzia: ché il buon pagatore è possessore de l’altrui.

Filone. In poco dunque stimi quel che domandi.

Sofia. In poco, a rispetto di quel che domandi tu.

Filone. Perché?

Sofia. Però che è manco a te dare quel che puoi dare, che avere ciò che non puoi avere.