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amore universale del bene 221

l’amore è la maggiore, però Platone la chiama magno demone. Ma come sia che l’amore in tutta sua comunitá non solamente è circa le cose buone che son belle, ma ancor circa le buone se ben non son belle, e consegue il buono in tutta sua universalitá, sia bello sia utile sia onesto sia delettabile o di qual altra spezie di buono si trovasse: però accade che qualche volta è delle cose buone che mancano a esso amante, e qualche volta di cose buone che mancano a la cosa amata, ovvero a l’amico de l’amante, e di questa seconda sorte ama Iddio sue creature per farle perfette d’ogni cosa buona che gli manchi.

Sofia. È stato alcuno degli antichi, che abbi diffinito l’amore in sua comunitá conseguente al buono ne la sua universalitá?

Filone. Qual meglio che Aristotile ne la sua Politica? che dice che amore non è altro che voler bene per alcuno, cioè o per se stesso o ver per altro. Mira come, per farlo comune a ogni spezie d’amore non il diffiní [per] bello, ma per buono, e con galantaria e brevitá incluse tutte due le sorte d’amore in questa sua diffinizione, ché se l’amante vuole il bene per se stesso, manca ad esso amante, e se ’l vuol per altrui quale ami, ad esso amato o amico solamente manca, non giá a l’amante, come è l’amor d’Iddio. Sí che Aristotile, che ha diffinito l’amore universalmente per buono, ha incluso l’amore divino; Platone, che l’ha diffinito spezialmente per bello, l’ha escluso, però che il bello non assegna mancamento se non ne l’amante, a chi par bello.

Sofia. Non satisfá tanto a me questa diffinizione d’Aristotile, quanto a te.

Filone. Perché?

Sofia. Perché il proprio amore mi pare che sia sempre di voler bene per sé, non per altro, come lui significa: però che ’l proprio e ultimo fine ne l’opere de l’uomo, e di ciascuno altro, è di conseguire suo proprio bene, piacere e perfezione; e per questo ciascuno fa quel che fa, e se vuol ben per altrui, è per il piacer che lui ha del ben di quello. Sí che il suo piacere è l’intento suo in amare, non giá il bene d’altri, come dice Aristotile.