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224 iii - de l’origine d’amore

Aristotile), e a me in effetto il bello e il buono pare una medesima cosa.

Filone. Tu sei in errore.

Sofia. Come mi negherai che ogni bello non sia buono?

Filone. Io non il niego, ma vulgarmente si suol negare.

Sofia. A che modo?

Filone. Dicono che non ogni bello è buono, perché qualche cosa che par bella è gattiva in effetto, [e] cosí qualche cosa che par brutta è buona.

Sofia. Questo non ha luogo: però che, a chi la cosa par bella, ancor par buona da quella parte che è bella, e se in effetto è buona, in effetto è bella; e quella che par brutta, pare ancor gattiva da la parte che è brutta, e se in effetto è buona, in effetto non è brutta.

Filone. Ben le repruovi, non ostante che (come t’ho detto) ne l’apparenzia piú luogo ha il bello che ’l buono, e ne l’esistenzia piú il buono che il bello; ma respondendo a te, dico che, se bene ogni bello è buono (come dici), sia in essere sia in apparenzia, non però ogni buono è bello.

Sofia. Qual buono non è bello?

Filone. Il cibo, il poto dolce e sano, il soave odore, il temperato aere non negarai che non sieno buoni, ma non gli chiamarai giá belli.

Sofia. Queste cose, se ben non le chiamerò belle, mi credo che sieno: però che, se queste cose buone non fussero belle, bisogneria che fussino brutte; ed esser buono e brutto mi par contrarietá.

Filone. Piú corretto vorrei che parlassi, o Sofia. Buono e brutto d’una medesima parte è ben vero che non possono star insieme, ma non è vero che ogni cosa che non è bella sia brutta.

Sofia. Che è adunque?

Filone. È né bella né brutta, come son molte cose del numero de le buone, che ben vedi che nelle persone umane, ne le quali cade bello e brutto, si truovano alcune che non sono belle né brutte: tanto piú in molte spezie di cose buone, ne le quali non cade né bellezza né bruttezza, come quelle che