Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/121

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acqua; e l’acqua diventa di nuovo pietra e terra: onde essi si danno in giro la generazione vicendevolmente, come pare. Se pertanto queste cose non restano giammai le stesse, persona può senza che la pigli vergogna affermare a fidanza che proprio la tale d’esse e non altra è Questo? non è possibile; ma per la verità è più securo di gran lunga dire così a questo proposito: Quello che veggiamo generarsi quando in una forma, quando in un’altra, poni esempio il fuoco, non si dee nominare con la parola Questo, ma sempre con la parola Cotale (stante che la prima referisce più un soggetto o essenza invariabile, e la seconda una parvenza che muta); neppur l’acqua si deve addimandare col nome Questo, ma col nome Cotale; nè generalmente convien che le altre cose simili si chiamin così come se avessero alcuna fermezza, dico io quelle che noi per mostrare usiamo delle voci Questo e Cotesto immaginandoci di manifestare cosa, imperocchè fuggono non aspettando la voce Questo o Cotesto o a Cotesto od altra somigliante che le dinoti come Enti stabili. E neppure sta bene che si nomini (fuoco, aria, acqua, terra), ciascuno separatamente (come se ciascuno fosse cosa independente e di per sè); bensì quel che si dee nominare è la parvenza a se simile che si raggira sempre in tutt’essi da uno in altro, e dee nominarsi con la parola Cotale: dunque tu dei nominar Cotale la parvenza fuoco dovunque, apparisca e di’ similmente pure per tutto ciò che ha generazione. Ma a quello dove le dette cose nascendo sempre appaiono e d’onde di bel nuovo svaniscono, soltanto a