Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/126

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(l’idea essendo in sè e di per sè) ma esso si muove sempre come fantasma d’un altro (dell’idea), conviene pertanto che si generi in qualche altro (nello spazio) per partecipare in qualche modo all’essere, ovvero convien che sia uno schietto nulla. Quanto all’ente verace, lo ajuta una propria e verace ragione, che dice: Insino a che due cose sono differenti, l’una non può esistere giammai nell’altra, ed essere insieme uno e due (cioè insino a tanto che l’idea è per essenza unità, e lo spazio è il molti in sè, l’idea non può esistere nello spazio, imperciochè saria uno e molti).

Adunque si riepiloghi il ragionomento ch’io, secondo il mio avviso, ho fatto: Ci sono ente, spazio, generazione, tre cose distinte, e ci son prima che fosse generato il cielo; la nutrice della generazione umidendosi ed affocando, e ricevendo le forme della terra e dell’aria, e patendo tutte l’altre passioni, che a queste seguono, sembra varia all’aspetto: e perciocchè la riempiono forze nè simili nè contrappesate, ella non s’equilibra da nessuna parte, ma sregolatamente di qui e di lì sbilanciandosi è conquassata dalle dette forze, e messa così in moto alla propria volta le conquassa; e queste, agitate, quali si traggon di qua, quali di là, discernendosi tra di loro; e somigliantemente che le cose scosse e ventilate da’ vagli e dagli arnesi da ripurgare il fromento, che le dense e gravi si posano in una parte, le rare e leggiere in un’altra, così allora i quattro generi scossi dal recettacolo, il quale era agitato come uno stromento che scuote, i dissomiglian-