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Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/157

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porta che si gemina in due rami, che son chiamati porte del fegato) porge doglie ed ambasce. Per lo contrario, quando una ispirazion dolce della ragione pinge nel fegato serene parvenze, a lei (all’anima concupiscibile) dà riposo dall’amarore in quanto ch’ ella non vuol muovere e toccare codesta natura contraria alla sua propria (alla ragione), e usa con il fegato della dolcezza ingenita in esso medesimo per mitigarlo, e lo fa tornare in tutte parti diritto e pulito e franco; allora placa e fa mansueta la parte dell’anima che abita presso al fegato, e la notte le dà ufficio convenevole, quello di divinare nel sonno, da poi che non è partecipe di ragione ed intelligenza. E così quegli che ci han formati, tenendo a mente la commessione del loro padre, quando loro disse di fare il genere mortale eccellente quanto potevano, innalzando così la parte meno gentile di noi in modo da poter anche sfiorare in qualche guisa la verità, in essa collocarono la divinazione. Una sufficiente pruova che Iddio fe’ dono della divinazione all’umana inintelligenza, si è questa, che nessuno mentre ha franca la mente fa presagi spirati da Dio e veraci, bensì o quando ha la potenza della mente ligata pel sonno, ovvero peregrina per morbo o per divino accendimento. Per contrario, ella è cosa di chi è in intelletto interpetrare, ricordandosene, le parole profferite sia in sonno ovvero in vegghia dalla natura divinante o investita di Dio; ed ancora è cosa sua il mettere a ragione tutte le visioni apparse, e ritrarre come e per qual persona significhino qualche bene