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Parmenide pon mano appunto a provar questo, indirettamente, mostrando tutte le difficoltà della teorica di Socrate, cioè che ogni idea sia un uno di per se, separato dalle cose sensibili.


I. La prima difficoltà si riferisce all’essere medesimo delle idee, ed è: Di ogni cosa c’è un’idea separata, di per se? 12-13
II. La seconda si riferisce alla communicazione delle idee con le cose sensibili. Egli prova che la relazione fra esse non è la partecipazione nè per intero nè per parte; prova ciò che conseguirebbe se si ammettesse la partecipazione e insieme che le idee fossero intellezioni subbiettire, esistenti nella mente nostra; prova da ultimo che la relazione fra le idee e le cose non è l’assimilazione, cioè la relazione di esemplare a similitudine 14-17
III. La terza difficoltà è intorno alla conoscibilità delle idee. Esse, poste separate di per se, non sono in noi, nè in relazione con le cose sensibili; e le cose sensibili sono ancora di per se, e non in relazione alle idee; pertanto non sono conoscibili da noi le idee in se, e non è possibile la dialettica, la quale appunto ha per obbietto suo le idee 17-20

SECONDA PARTE.

I. Introduzione alla seconda parte: Parmenide prescrive, come apparecchiamento alla dialettica, la disanima per mezzo d’ipotisi opposte una volta affermata, una volta negate, e svolte in tutti i loro conseguenti a 21
II. Parmenide pone in atto questo metodo nella questione intorno alle idee, le quali dinota come l’uno; e dalle assurdità che vengono fuori dalle due ipolesi estreme e opposte ch’esso fa, lascia intravvedere che secondo il suo avviso nella concordia delle due ipotesi si ritrova chiarita la natura delle idee 22-23