Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/58

Da Wikisource.
58

che non ne partecipano in nessuna forma. Dirittamente. Nè dunque esse sono due, nè tre; nè gli racchiudono comechesia se son dappertutto private dell’uno. Sì. Neppure pertanto sono simili dissimili all’uno le altre cose, nè è in loro somiglianza o dissomiglianza; avvegnaché se fossero simili ovvero dissimili, e avessero m sè somiglianti ovvero dissomiglianza, asconderebbero in sè due spezie contrarie infra loro. Manifestamente. Ma ei si fu detto impossibile che contengano per qual sia forma, il due, quelle cose le quali non communicano affatto con l’uno. Impossibile. E così dunque le altre cose non sono simili o dissimili, nè tutt’a due insieme; imperocché sendo simili, ovvero dissimili, communicherebbero con l’una o con l’altra spezie; e, sendo tutt’a due, communicherebbero con le due spezie contrarie: la qual cosa parve impossibile. È il vero. Nè pertanto elleno sono medesime, nè diverse: nè si movono, nè stanno: nè diventano, nè periscono: nè sono maggiori, nè da manco, nè uguali, nè sostengono veruna passione cosiffatta; altrimente comunicherebbero co’ l’uno, e con il due, e il tre, e il pari, e l’impari, con i quali si fe’ aperto non potere communicare, sendo per ogni guisa dappertutto private dell’uno. Verissimo.

Conseguentemente, l’uno se è, egli è tutto e insieme non è manco uno in contemplazione a sè, e, per simil forma, in contemplazione all’altre cose. Per lo appunto.

Non s’ha a vedere dopo tutto questo, l’uno se non è, che abbi a seguitare? S’ha a vedere,