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10. La mobilitazione politica online     109


Erano, poi, molto seccati per essere stati contestati pubblicamente da un gruppo di giovani nerd. Erano, in fondo, convinti che Internet andasse regolamentata, anche se non la conoscevano. E anche le frange più progressiste e più attente alle libertà civili non avevano problemi ad avviare progetti di censura nei confronti di quel mezzo che non conoscevano e che richiamava immagini di spionaggio e di minacce nucleari, provenienti direttamente dagli anni Ottanta del secolo precedente.

Vi era, infine, un problema di percezione di grande asimmetria nelle competenze. I senatori avevano timore di soggetti che erano dotati di competenze tecnologiche maggiori delle loro.

Aaron descrisse sul suo blog questa atmosfera come «una paura irrazionale che le cose fossero fuori controllo», e come tutta l’azione politica di quel tempo fosse collegata a questa sensazione. Occorreva, nell’idea della politica, tenere Internet costantemente sotto controllo.

Le audizioni al Congresso furono fondamentali per cercare di far comprendere, in maniera pacata e neutra, i problemi alla base di una simile proposta di riforma legislativa e la reale natura di Internet e dei suoi utenti. Pian piano, i politici più lungimiranti iniziarono a pensare, ad opporsi e, persino, a congelare la proposta per alimentare un ulteriore dibattito.

Fu, quello, il momento della vittoria, anche perché la protesta non si arrestò, ma arrivò a vette mai raggiunte da nessun’altra presa di posizione pubblica su quei temi: Wikipedia oscurò le sue pagine, Reddit oscurò il sito, e lo stesso fece Craigslist. I telefoni del Congresso furono tempestati di chiamate e i membri del Congresso si affrettarono a far circolare nuove dichiarazioni, ritirando il sostegno alla proposta garantito proprio da loro fino a pochi giorni prima.

Il 14 gennaio, praticamente tutti i senatori supportavano quella proposta di legge. Il 15 gennaio, tutti erano improvvisamente di parere opposto, e la volevano affossare.


Ma non facciamoci illusioni — scrisse Aaron sul suo blog dopo questa vittoria — i nemici della libertà nell’uso della rete non sono scomparsi. L’ira negli occhi di quei politici non è svanita. Ci sono tante persone potenti che vogliono soffocare Internet. E, a essere onesti, non ce ne sono altrettante che abbiano interesse nel proteggerla da tutto questo. Anche alcune delle più grandi aziende attive su Internet, per dirla francamente, trarrebbero vantaggio da un mondo in cui i loro concorrenti commerciali più piccoli potrebbero essere censurati. Non possiamo permettere che ciò accada.


L’entusiasmo di Aaron, la sua crescita come attivista e come uomo, la sua passione, finalmente esplosa, per il mondo politico emergono chiaramente dalla gioia palpabile con cui descrisse questi fatti sul suo blog.


Vi ho raccontato questa storia come una vicenda personale — scrive Aaron — an