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15. L'accesso a JSTOR     139


Sia JSTOR, sia il MIT si impegnano a monitorare con grande attenzione le attività e a intervenire al più presto in caso di ulteriori comportamenti sospetti.

Nel frattempo, gli investigatori interni del MIT iniziano a lavorare su un’informazione importante e un po’ più “fisica”: le attività di download sembrano avvenire da un palazzo del MIT denominato Dorrance Building n. 16, una costruzione accademica collocata nel campus centrale.

La sera del 26 dicembre 2010, in pieno periodo natalizio, sorgono nuovi problemi: JSTOR registra, nuovamente, un eccesso di download provenienti dalla rete del MIT, questa volta riferibili a un nuovo indirizzo IP.

La sorpresa è grande, questa volta, perché si scopre come quest’ultimo download fosse in corso da tantissimo tempo – almeno a partire dalla fine di novembre – ma JSTOR se ne è accorto solo molto più tardi. L’attività era rimasta invisibile, perché le modalità di accesso ai download erano state rallentate e modificate in modo tale che i sistemi di monitoraggio dell’azienda non individuassero la ripresa della raccolta robotizzata.

Anche questa attività proviene dall’edificio 16: JSTOR domanda, allora, alla direzione delle biblioteche di agire, e in fretta. Esige, in particolare, che venga fatto ogni sforzo per identificare i responsabili e per assicurare che il contenuto prelevato in quell’incidente, e in quelli precedenti, fosse messo in sicurezza e cancellato. In più, ribadisce come fosse in corso un’intensa attività non autorizzata e come fosse necessario scoprire, a questo punto, l’autore di una simile azione criminale, chiaramente intenzionale e proveniente dall’interno del MIT.

In concreto, però, visto il periodo di vacanze natalizie, questi messaggi di invito a investigazioni più decise vengono appresi e trattati soltanto a gennaio, al ritorno al lavoro di tutto l’organico del campus.

Con il nuovo anno, pertanto, l’attenzione si sposta sull’edificio 16 e sulla ricerca fisica del computer che opera i download.

In particolare, gli addetti alla sicurezza del MIT mettono sotto osservazione uno sgabuzzino, presente nel seminterrato, che contiene gli switch di rete dell’edificio. Notano, subito, una cosa strana: c’è un cavo collegato a uno switch di rete che porta a una scatola di cartone collocata sul pavimento.

L’ingegnere del MIT addetto al controllo solleva, allora, la scatola e scopre un computer portatile. Telefona immediatamente a un collega, che lo raggiunge rapidamente nello sgabuzzino, ed entrambi coinvolgono nell’istruttoria la direzione e il team di sicurezza, nonché i vertici del MIT.

Poco dopo, questa informazione viene comunicata alla polizia interna del MIT: gli agenti in uniforme arrivano nello sgabuzzino e si appostano nel corridoio del seminterrato per cercare di sorprendere il proprietario di quel computer nel caso fosse tornato in loco. Al contempo, i tecnici iniziano a monitorare il flusso dei dati e a osservare i download in corso da quel computer.