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Epilogo 235 |
In effetti, nessuno lo può sapere. Né si può ipotizzare come si sarebbero evolute le sue idee in un quadro così cambiato. Sarebbero, quindi, considerazioni fatue.
Di certo, i progetti che ha lasciato su cui riflettere, e da cui prendere spunto, sono tanti, così come questa urgenza di organizzare le informazioni e di cercare di riparare ogni cosa che non funziona bene: da un computer alla democrazia, da una parte di codice sino al governo, al sistema giudiziario o alle leggi.
«Dobbiamo agire senza alcun timore», diceva spesso, «perché è un nostro dovere pensare in grande».
E la sua decisione, nel periodo della maturità, fu proprio quella di investire il suo tempo solo in qualcosa che fosse importante, unico e grande.
Nobile fu, anche, l’attenzione per gli ultimi, per chi voleva rimanere anonimo, e il pensare a come usare le tecnologie per dar voce a persone che, nel dialogo con professionisti e celebrità potessero, comunque, fornire il loro contributo nella creazione di codice o di contenuti di valore.
Era un aspetto che aveva vissuto sulla sua pelle: il timore di non essere preso in considerazione seriamente in determinati ambienti a causa della sua giovane età o della gracilità del suo fisico. Ma era fermamente convinto che dal confronto, dal dibattito e dalla messa in discussione, e costante revisione, di qualsiasi concetto potesse uscire il meglio dell’umanità.
Più che pensare, allora, a cosa ci avrebbe potuto dare e dire ancora, è opportuno riflettere sul fatto che abbia prodotto sufficiente materiale e progetti, per ripercorrere criticamente l’intera storia di Internet dalle origini sino al 2013.
Il tutto, con una profondità di visione che è utile anche per interpretare il quadro tecnologico odierno, e per discernere ciò che è andato bene e ciò, invece, che si è perso, anche rispetto alle originarie promesse. E che andrebbe aggiustato.
Seguendo il suo esempio, ciascuno, con le proprie competenze – piccole o grandi che siano – dovrebbe, ogni giorno, combattere per cercare di aggiustare il mondo.