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44      Aggiustare il mondo


L’idea estremamente affascinante alla base dei linked data, su cui stanno investendo Tim Berners-Lee, il suo gruppo di ricerca e tanti altri studiosi e studiose nel mondo, è che si possano avere molte, moltissime “scatoline” di dati e ulteriori elementi informativi che, in un certo senso, “germogliano”.

Ognuna di queste “piante” che crescono sul web, di qualunque tipo essa sia – una presentazione, un libro, una tesi, un articolo, un’analisi, un report, un archivio – “guarda” costantemente a tutti i dati di tutti gli altri elementi, e li connette tra loro. Più “cose” ed elementi si connettono, più i dati diventano “potenti”.

Il problema concreto, che rallenta questa fase, è che i dati su Internet si presentano, oggi, in tante forme differenti: si pensi al formato proprietario, ancora, di tanti dati pubblici di proprietà di varie amministrazioni, nonostante il movimento per l’open data stimoli e, in alcuni casi, obblighi al rilascio di informazioni strutturate e ordinate.

Però questi dati, se ben ordinati e linkati, possono essere utili per tutti: hanno un valore per le imprese, ma anche per i singoli, per lo studio, per la ricerca e per la politica. Il mettere questi dati a disposizione di tutti rende, in definitiva, il mondo migliore.

Infine, nota Berners-Lee, una volta superato questo ostacolo (non facile, perché molti centri di ricerca pubblici e privati sono assai gelosi dei loro database, e non li vogliono condividere), occorre far comprendere come i dati debbano essere messi a disposizione in formato raw: ossia non alterati. Servono i dati “nudi e crudi”, proprio così come sono nati, e spesso questi dati sono già stati pagati dai cittadini con il versamento delle tasse e potrebbero garantire, se liberati, una interoperabilità globale, anche sui social network, unendo tante persone in un comune, enorme obiettivo.

Lisa Rein, attivista della Electronic Frontier Foundation, una delle più importanti organizzazioni al mondo per la protezione dei diritti nell’ambiente digitale, è solita ricordare, in più occasioni, quei giorni nei quali Aaron si presentò online sulle mailing list del consorzio dedicate a XMP (una tecnologia di etichettatura e catalogazione che permette di incorporare dati relativi a un file dentro il file stesso) e RDF (un modello standard per l’interscambio di dati sul web).

Arrivò da non si sa dove, alla fine del 2001 – rammenta Lisa in una commemorazione pubblica – e faceva commenti molto precisi. Mostrava una comprensione dei linguaggi di marcatura, e di modellazione dei dati, più profonda di tutti gli altri, anche dei programmatori più anziani. Lo si capiva dal contenuto e dal tono dei commenti. Aveva un talento innato per semplificare le cose e per andare immediatamente, durante una discussione, al cuore dei problemi che interessavano tutti gli altri. Era un ragazzino che manifestava l’urgenza di essere incluso nei progetti che stavamo portando avanti e che chiedeva di essere preso sul serio, come tutti gli altri.