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98      Aggiustare il mondo


il software che governa la rete e i suoi servizi, i grandi archivi di contenuti, la produzione scientifica rimarranno liberi, sarà praticamente impossibile, per un soggetto privato o pubblico, controllare interamente il mondo digitale. Al contrario, la chiusura, operata anche tramite contratti di licenza e paywall, garantirà un sempre maggiore controllo.

La libertà del software, dei contenuti e della scienza intimorisce perché elimina alla radice ogni possibilità di confinare Internet all’interno di uno spazio perfettamente, e completamente, regolabile.

Nei dialoghi tra Aaron e Lessig, soprattutto negli ultimi tempi, i temi politici erano diventati preminenti, a volte anche più di quelli tecnologici, e lo si nota anche nella narrazione del Manifesto.

Lessig sosteneva, ad esempio, che chi si occupa di difesa dei diritti di libertà in Internet dovrebbe sempre analizzare sia l’azione del cosiddetto West Coast Code (il codice informatico che è sviluppato in California, nella Silicon Valley), sia l’azione del cosiddetto East Coast Code (ossia l’insieme dei provvedimenti legislativi voluti dal Congresso sul tema del digitale).

Per Lessig, la protezione degli interessi delle grandi società, attraverso il controllo tecnologico dei contenuti che producono, può essere ancora più dannosa dell’azione legislativa: tali strumenti informatici sono, infatti, più veloci, più economici e più facili da implementare rispetto agli strumenti legislativi.

Una reazione corretta a questa prassi, secondo Lessig, è quella della critica, più che della condanna aprioristica: ogni cittadino dovrebbe sviluppare, anche verso il codice informatico, lo stesso senso critico che ha nei confronti delle leggi.

Ogni software dovrebbe essere sottoposto, da parte del cittadino, a un vero e proprio esame, a un giudizio basato sui valori del prodotto, e ci si dovrebbe sempre domandare, secondo Lessig, per quali fini è utilizzato quel software, a che prezzo, e se il suo funzionamento è compatibile con quei valori che si ritengono, in un determinato contesto, imprescindibili.

Queste teorie del software e della sua “liberazione” sono ben presenti nell’idea del Manifesto di Aaron, anche se applicate alla ricerca e produzione scientifica, ed esasperate un po’ con alcuni pensieri tipici del mondo hacker di allora.

Lessig aveva un approccio molto più pacato: da giurista, cercava di operare in un’ottica di libertà, ma sempre dentro i confini della normativa sul copyright, magari cercando di allargarli il più possibile o di individuare spiragli di nuove libertà, o vulnerabilità, nel sistema.

Aaron, nella sua chiamata alle armi, si rifà ai padri costituenti e all’idea del diritto “naturale” di non seguire le indicazioni di norme ritenute ingiuste dalla maggior parte dei cittadini, e di ribellarsi.

L’idea del combattere, del ribellarsi, di non considerare il quadro giuridico, non ha affascinato solo Aaron: tre anni dopo, il 5 settembre del 2011, una sviluppatrice di software e ricercatrice kazaka, Alexandra Elbakyan, prenderà ispirazione (anche) dal Manifesto di Aaron e darà vita a Sci-Hub, enorme archivio