Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/100

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Al fero fulminar di Giove in alto,
Di quell’arme fatal che mostra aperto
750Quanto sia più d’ogni altro il secol nostro
Già per mille cagion lassù nemico.

Il gran Padre del ciel pietoso ascose
Tutto quel che vedea dannoso e grave
Al suo buon seme uman: l’empio metallo
755Fe nascer tutto tra montagne e rupi
Sì perigliose, fredde, aspre e profonde,
Ch’eran chiuse al pensier, non pur al piede:
L’elemento crudel che strugge e sface
Col tirannico ardor ciò ch’egli incontra,
760Sì dentro pose alle gelate vene
Di salde pietre, che ritrar non puosse
Senza assai faticar di mano ed arte:
Il doloroso zolfo intorno cinse
Di bollenti acque e d’affocate arene,
765E di sì tristo odor, ch’augelli e fere
Non si ponno appressar ove esso è donno:
Il freddissimo nitro in le spelonche
E ’n le basse caverne umide mise,
Ove razzo del sol mai non arrive;
770O tra ’l brutto terren corrotto e guasto
Dalle gregge di Circe, ond’esce appena
Dopo assai consumar di foco e d’onde.
Ma l’ingegno mortal, più pronto assai
Nell’istesso suo mal ch’al proprio bene,
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