Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/108

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Nell’orïente poi: tal ch’all’estremo
155Restin quella a portar che preme Arturo.
Guardi che dentro al tin non caggia ascoso
Pampino o ramuscel, né guasta sia
O per pioggia o per verme una uva sola.
Poi, chi premer le dee, purgato e mondo
160Prima i piedi e le man, lodi cantando
Lieto al vinoso Dio, sovr’esso ascenda:
Nudo le gambe sia; nel resto cinto
Tal, che per faticar sudor non stille:
Non si parta indi mai, se pria non veggia
165L’opra ch’ei prende a far condotta al fine;
Che l’entrar e l’uscir sovente, nuoce:
Non prenda cibo o vin, quanto ivi stia;
Ch’ogni cosa che caggia, apporta danno:
Poi calcando leggier, soave e piano,
170L’onorato liquor di fuori spanda
Dentro a quel vaso che di sotto accoglie;
Che ’l buon frutto di Bacco, aspro e cruccioso
Sempre viene a colui che troppo il preme.
Chi più brama il color che l’ambra e l’auro
175Rappresenti nel vin fumoso altero,
Per far più lieti i cor, per mostrar segno
Di dolcezza e d’onor nei festi giorni;
Intra i candidi raspi un sol non lasce
Di porporina gonna, e d’un sol punto,
180Come il mosto sia fuor, non doni tempo,