Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/119

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Or si volga alle prune, e prenda quelle
Ch’han servata la fede ai rami loro
Fin nell’agosto; e le maggiori aperte,
E tratto l’osso fuor, al forno e al sole
455Le metta a dimorar compagne all’uve:
Le più dolci e minor si ponno intere,
Sol bagnate, se puoi, tra le salse onde,
Parimente trattar; che poi saranno
Medicina agl’infermi, e cibo ai sani.

460Or con queste ne vien quel caro pome
Vago odorato, che di Persia ha il nome;
Ch’asciutto essendo alla medesma forma,
Di soave sapor la mensa ingombra:
E chi calda in quei dì stillasse pece
465Nell’umbilico suo; molti hanno detto
Ch’ei si può mantener maturo e fresco,
Dentro un vaso di terra, in lunghi giorni.

Il fido pero e ’l mél con maggior cura
Visitar si convien, perch’i suoi frutti
470Ne tengan compagnia tanto che torni
Nuova prole di lor per nostra gioia.
Guardi ch’il giorno sia sereno e queto,
E del ratto suo corso al fin la luna,
Dei suoi raggi spogliata al primo ottobre:
475Cogliale tutte allor; che ’l tempo il chiama.
Non con pietra o baston le batta in alto,
Né dal suo ramo scossa in terra caggia: