Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/177

Da Wikisource.

All’estivo calor se l’Euro e l’Ostro
Le han portate improvvise aspre procelle.
L’alta palma vittrice o ’l casto ulivo
Stendin presso ai lor tetti i sacri rami,
Di cui l’ombra e l’odor le ’nviti spesso
240Tra le frondi a schifar gli ardenti raggi.
Qui mille erbe odorate, mille fiori,
Mille vaghe viole, mille arbusti
Faccian ricco il terren che ’ntorno giace;
E lor servino in sen l’alma rugiada
245Non furata giammai, che d’esse sole.
Dai dipinti lacerti e dagli augelli
Ben sian difese, perché l’impia Progne
Più dolce esca di lor non porta al nido.

Or, cantando il cultor le rozze lodi
250Al ciprigno splendor, ch’agli orti dona
La virtude e ’l valor, ch’addolce e muove
Il seme a generar, ch’accresce e nutre
Quanto gli viene in sen, s’accinga all’opra.
Poiché ’l celeste Can tra l’onde ammorza
255L’assetato calor; quando il Sol libra
La notte e ’l dì, per dar vittoria all’ombra;
Che d’aurati color l’Autunno adorna
Le tempie antiche, e del soave umore
Del buon frutto di Bacco ha i piè vermigli,
260Già cominci a impiagar col ferro intorno
Il suo nuovo terren, se in esso senta