Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/182

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Dal Fabbro sicilian su in cielo a Giove;
E gli altri suoi minor ch’adunco il piede
Han simigliante a lui, che d’altrui sangue
Pascon la vita lor; non veggiam noi
Dall’alto ingegno uman condotti a tale,
375Che si fan spesso l’uom signore e duce;
E presti al suo voler spiegando l’ali,
Or per gli aperti pian timide e levi
Seguir le lepri, or fra le nubi in alto
Il montante aghiron, or più vicini
380I men possenti uccelli; e fallir poco
Delle promesse altrui, ma lieti e fidi
Riportarne al padron le prede e spoglie?
Ma che m’affatico io? che pur m’avvolgo
Or per l’aria, or pei campi, or per le selve;
385Per mostrar quanto può l’arte e ’l costume
Sopra il seme mortal; se in sen ne giace
Di quanti altri ne son più certo esempio?
Non possiam noi veder per questa e quella
Del mondo region gli uomini istessi
390Sì contrari tra lor, che dir si ponno
Pur diversi animai? quelli aspri tigri,
Quei pecorelle vil, quei volpi astute,
Lupi rapaci quei, questi altri sono
Generosi leon; né vien d’altronde
395Che dai ricordi altrui, dall’uso antico;
Da pigliar quel cammin, negli anni primi,