Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/190

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Dei celesti iacinti e bianchi gigli
Or l’antiche radici e pianti e poti;
Ma con riguardo assai, che non sostenga
In lor l’occhio novel percossa o piaga.
590La violetta persa e la vermiglia,
La candida e l’aurata in verdi cespi
Cinghino oggi il giardin: ma in mezzo segga
Con presenza real, leggiadra e vaga,
Di purpureo color, di bianco, e mista,
595E di più bel lavor le maggior frondi
Tutte intagliate, e si dimostri altera
La ierofila allor, facendo fede
Come nacque fra lor regina e donna
Per riempier di bel palazzi e templi,
600E di Venere qui portare insegna.
Dei puri gelsomin radici e rami
Trapiante in loco ove più scalde il sole,
E dove di dì in dì serpendo in alto
Trovi sostegno aver muraglia e canne:
605Or quei che senza odor fan vago il manto.
Del dolcissimo april; ridente il croco,
L’immortal amaranto, il bel narcisso,
E chi al fero leon, che mostre il dente
Rabbioso per ferir, sembianza porta:
610Poi dipinti i suoi crin di latte e d’ostro,
Le margherite pie che invidia fanno
Al più pregiato fior del nome solo