Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/195

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Questo frutto gentil. Chi pianta i grani,
Tre ne congiunga in un, volgendo in basso
La fronte più sottil: cenere e terra
Sia larga sopra lor; né mai si manche
725D’irrigargli ogni dì: chi l’onda scalda,
Loro affretta il venir: poi l’anno terzo
Puon trapiantarse. Chi la branca sceglie,
Sia ben forcuta, e di grossezza almeno
Quanto stringe una mano; e di lunghezza
730Due piè si stenda: e ben rimonde intorno
Tutti i nodi e gli spin; ma quelle gemme
Onde aviam da sperar, non sieno offese:
Poi di fimo bovin, di creta e d’alga
Fasci le sommitadi; e i picciol rami
735Che quinci sono e quindi, apra e disgiunga,
Perché in mezzo di lor risurga il germe;
E sopra alzi il terren, che tutto cuopra:
Non così già il pianton, che vuole almeno
Mostrar sopra di sé due palmi al sole:
740Puossi ancor innestar; ma non si squarce
La sua scorza di fuor, fendendo il tronco.
Sopra il pero non men, sopra il granato
Vien l’inserto fedel; ma sopra il moro,
Di sanguigno color può fare i frutti.
745Chi vuol d’essi addolcir la troppa agrezza,
Riponga a macerar la sua sementa
Sol tre giorni davanti in latte o ’n mele;