Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/199

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Del nasturzio, del rafan, dell’eruca,
830Del bassilico il seme: e chiuda insieme
Dentro il sterco caprin: vedresse in breve
Prestar radici lor possenti e larghe
I rafan sotto terra, e l’altre uscire
Al ciel di compagnia, per sé ciascuna
835Del suo proprio sapor mischiando in essa.

Già chiaman l’ortolan che più non tarde,
Il soave popon la sua sementa,
Il freddo citriuol, la zucca adunca,
Il cocomer ritondo, immenso e grave,
840Pien di gelato umor, conforto estremo
Dell’interno calor di febbre ardente.
Questi nascendo fuor verso l’aprile,
Potran seggio cangiar per dar poi frutto.
Chi vuol dolci i popon, tre giorni tenga
845In vin mischio di mele o ’n latte puro
Il seme a macerar; poi ’l torni asciutto:
Chi più odorato il vuol, sepulto il lasce
Intra le secche rose; e poi lo sparga
Ove sia largo il fimo e caldo il loco;
850E lo bagni ad ognor: poi quando spande
Larghe le fronde sue, tramuti allora
Le crescenti sue piante in parte aprica,
Ben disgiunte tra sé; né sia cortese
Molto alla sete lor mentre hanno il frutto;
855Ché ’l soverchio inondar scema il sapore.