Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/201

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Vada intorno ponendo in seme e ’n pianta,
Ch’alle fresche lattughe al tempo estivo
885Compagne sien, per onorar talora
Qualche lieto drappel di vaghe donne
Che visitando van le sue ricchezze,
Poiché il lungo calor già tempra il vespro:
La serbastrella umìl, la borrana aspra,
890La lodata acetosa, il rancio fiore,
La cicerbita vil, la porcellana,
Il soave targon che mai non vide
Il proprio seme suo, ma d’altrui viene:
E mischiando con lor mille altre poi,
895Che p"n molto giovar con poco affanno.
Or dove batta il sol, tra sassi e calce
In arido terren si serri intorno
Il cappero crudel ch’a tutta nuoce
La vicinanza sua, né d’alcuna opra
900Ricerca il suo padron; se non ch’al marzo
Se gli tagli talor quel ch’è soverchio.
Quei lagrimosi agrumi che dal seme
Vengon fuor del terren, tramuti altrove
Chi gli vuol belli aver; ché ’l tempo è giunto.
905Grasso, lieto il terren, vangato e culto,
Ove non sian perentro erbe o radici,
Alle cipolle doni; e ’ntra lor rare
Locar si denno, e risarchiar sovente:
Chi cerca il seme aver, fidi sostegni
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