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che andando a spasso; vincere la pigrizia; esercitar la pazienza.

Ma dal considerare il chiodo che rigirava fra le dita il pensatore arrivò a conseguenze di maggiore importanza, per lui. Nelle brevi soste al Caffè Vecchio, dal tabaccaio nel Borgo, nella farmacia di San Rocco, non era solito ammonire che a consolazione della vita bisogna mirar in alto? Ora a vederlo prendere su da terra un chiodo tutti l’avrebbero accusato di contraddizione. E no. Se quella era un’azione giovevole, se un’azione giovevole in sè vale a pubblico esempio, ecco che si può mirare in alto anche guardando in basso. Nè bastava. Per la democrazia predominante là, nella piccola città romagnola, egli era forse un aristocratico in cui l’orgoglio della razza aveva assunto l’abito del filosofo fannullone, appartato e schivo.

— Ebbene — concluse Mauro Agabiti giunto che fu alla chiesa francescana — , anche per questo, da stasera in avanti, cercherò dei chiodi. Chi si umilia sarà esaltato.

Gli accadeva sempre così. Concepita un’idea, a forza di dedurre, la tirava alle conseguenze estreme, che stupivano chi non possedeva l’energia logica di lui. E avendo pensato che