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Pagina:Albertazzi - Il diavolo nell'ampolla, 1918.djvu/52

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44 il diavolo nell'ampolla


l’arcano senso, infondeva nel loro animo una letizia quieta, come se nel mondo ci stessero solo loro due, e così paghi, o come se il mondo fosse un bene dato a lor due soltanto. Anche, per essi soltanto le cincie e le averle pareva che pungessero di pigolii e gridii l’immoto silenzio. E se abbassavano le palpebre e poi le rialzavano, la luce vibrante al limite dell’ombra era quale un fulgido e tremulo velo diffuso sulla terra perchè essi, a scorgerlo, fossero contenti di trovarsi, così, sulla terra.

— Cosa fai, dunque? — domandava sorridendo il vecchione.

E la piccolina rispondeva seria:

— Lavoro. Non vedi? — Si provava a intrecciare spiche di loglio. Nè, attenta all’impresa, poteva curarsi di lui, che cercava attirarla coi più dolci nomi e le promesse più dolci per afferrarla, sollevarla su le ginocchia e simulare di divorarsela in un boccone, vólto contro vólto; i capelli bianchi contro i capelli biondi. — Hamm! ti mangio!

Quelle per lei eran carezze faticose, sì valide braccia aveva ancora il vecchio; ma in compenso, quando lui allentava la stretta, lei scappava sicura di pareggiar la partita.

— Prendimi!

Prenderla? Da anni il nonno aveva perduto