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Il nido 75


dalle sponde ombrose di salici; mentre la barca procedeva piano piano, soavemente, per quella frescura.

Canerini di valle si levavano con un vocìo sottile e così vivace da crederlo non segno di paura ma di più viva gioia nel volo.

Finchè la barca trovò adito in mezzo alla macchia più folta di cannelle e saracchi, e ristette dove l’acqua bruna, sotto l’ombra, rivelava un brivido, al rezzo. Udirono uno svolazzar forte, di folaghe e anitre. E più nulla.

— Restiamo un poco? — A lungo ella sarebbe voluta restar là con lui. Gli abbandonava la mano nella mano.

— Sei contenta d’esser venuta?

— Non te l’avevo promesso...: a primavera? E di’: non ti sembra che se non fossi venuta in un giorno così bello la nostra felicità sarebbe stata meno grande?

Egli strinse forte la bianca mano.

— Sei mia!

E lei:

— Quanto bene mi vuoi!

Di nuovo tacquero cedendo alla dolcezza di quell’ora, in quella solitudine e nel silenzio che solo qualche pigolìo interrompeva, o qualche canto lontano. Il profumo dei fiori lontani per-