Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/109

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dall'eldorado 95

seppi ingannare e fingere, la mia vita coniugale doveva essere tanto infelice!

«Pensate che quello che io volevo, la mia compagna voleva; quello che lei voleva, io volevo; e a poco a poco io non volli più nulla, aspettando che volesse lei; e ugualmente faceva lei con me. Imaginatevi un amore senza volontà; una funzione senza affanni, senza virtù, senza conforto. D’altra parte, noi ci leggevamo nell’anima in modo che ogni tentativo di ridestare la fiamma amorosa era inutile; e se io accusavo qualche malanno imaginario per farla soffrire, essa non mi credeva; e s’essa accennava a qualche suo particolare godimento, a qualche suo proprio capriccio per ingelosirmi, io vedeva in lei un inutile sforzo.

«Che noia! Che tedio! Che accidia! Ma voi direte che io avrei potuto dividermi dalla mia compagna; cercarmene un’altra. Ahimè! Da noi le donne, perchè l’amore è libero, sono fedeli; e la mia, per quanto si annoiasse, non credeva di poter trovare un amico mio da preferirmi. Io poi vedendo che le nostre donne si rassomigliano tutte, come già vi dissi, non sperai di trovarne una che mi risparmiasse la noia e la sazietà, e con un supremo sforzo fuggii su le mie ali abbandonandomi ai venti di oltre mare.»

Sopraffatto dagli argomenti di un avversario, più d’una volta Polla aveva dato di piglio a una seggiola e aveva dimostrata con quella la fi-