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la fortuna di un uomo 137


II.

Quantunque sappiamo tutti che la perdita dei genitori è il più gran dolore umano, sarebbe disumano dir fortunato Gaspare Bicci perchè nacque postumo e perdè la madre non ancor giunto agli anni della discrezione. Egli però riconosceva che per lui, orfano, era stata una fortuna grande l’aver avuto a fargli da padre e da madre, con alterna vicenda, a seconda dei casi, lo zio Giorgio e Luigi.

Riandando gli anni della puerizia e dell’adolescenza, Gaspare non vedeva che rose senza spine. Fin delle scuole e degli studi, che angustiano e deprimono tutti i ragazzi, serbava grata memoria; così per tempo aveva saputo adattarsi alle necessità del mondo; tanto affetto gli era rimasto dei buoni maestri; tanto agevole gli era parso ciò che appariva disagevole agli altri. A superar gli esami tranquillamente lo zio Giorgio gli aveva dato in aiuto un vecchio precettore, il quale valeva una mediocre enciclopedia; e a guida negli svaghi e nei sollazzi gli aveva concesso Luigi, che gli lasciava lungo il guinzaglio.

Quando di guida non ebbe più bisogno — al-