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Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/159

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la fortuna di un uomo 145


Questi, che di grande appetito faceva colazione, credette lo disturbassero per un vano timore; cosicchè, quando arrivò, trovò l’infermo avviato a migliorare.

— Coraggio, zio! — disse Gaspare tornando al letto. — Il medico assicura che sei fuori di pericolo.

— Allora..., son bell’e spacciato.

Infatti non parlò più che verso sera, allorchè mormorò:

— Vado.

E aggiunse:

— Buona permanenza.

Uno stoicismo sublime! Per ammirazione, per emulazione quasi, cordialmente, Gaspare avrebbe forse risposto: — Buon viaggio — se Luigi, dall’altro lato del letto, non fosse scoppiato in singhiozzi costringendo a singhiozzare anche lui.

Intanto l’anima onesta voleva andarsene, ma il corpo, con le fibre che gli avanzavano salde, la tratteneva in un supremo sforzo e in un’agonia penosa; sì che, a ogni minuto, Gaspare sperava lo strappo finale. Per fortuna i minuti furono pochi.

— Zio!... zio!

Passato che fu, Gaspare e Luigi gli chiusero gli occhi, uno per uno, e lo baciarono: prima Gaspare, poi Luigi.

Quindi il servo accese una candela e attese, silenzioso, tutto in lagrime. Attese a lungo; ma