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la fortuna di un uomo 155


«Gli scapoli sono ingannati, o, che è peggio, ingannano». Certo: ma non eran quelle donne lì, tanto soavi e infelici, che ingannavano gli scapoli; eran quelle altre! Del resto, se per regola ingannare sembra peggior cosa che essere ingannati, ingannare un Tredòzi non era ingannare un amico o un marito che non meritasse di essere ingannato. Un’eccezione, insomma; della quale lo zio moribondo non aveva avuto tempo di avvertire la possibilità, e per la quale il nipote compirebbe un’opera quasi pietosa confortando una povera donna.

— Io l’amo! — Gaspare esclamò senza più temere di commettere uno sproposito, e tuttavia abbastanza sicuro che un tale amore non trasgredirebbe al buonsenso fino a divenire una passione.

E l’indomani, interrotta la signora che, nervosa, con un tremito alle palpebre, prolungava un discorso vano, egli, col tono di un peccatore che si confessa o di un infermo che palesa il suo male al medico:

— Signora — disse d’improvviso, — io.... l’amo!

La signora Silvia impallidì, lo guardò attonita; s’alzò, ricadde; si nascose il viso fra le mani, e — oh gioia! — si mise a piangere.