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la fortuna di un uomo 175

tava il compimento del suo destino, qualunque si fosse. E compieva frattanto il ristauro della villa; il quale era proceduto a meraviglia.

Appunto la mattina di quel memorabile giorno — 26 luglio — egli se ne stava tra gli operai allorchè Luigi gli portò la posta. C’era, coi giornali, un annuncio di morte. A Gaspare — sempre triste — parve di veder l’annuncio della sua morte; ma, aperto il foglio e letto il nome — oh! — rimase lì stordito, sbalordito, e non di dolore. Oh gioia! A precipizio, come pazzo, discese e corse dietro a Luigi.

Dentro, una voce gli gridava: «jettatore! jettatore!»; eppure un’onda di gaudio gli travolgeva ogni pensiero; gli travolse ogni sentimento umano; e, in un abbraccio all’amico servo, con lagrime ferme su gli zigomi — lagrime di felicità — gridò:

— È morto!

— Chi?

— L’avvocato Enrico Griboldi!

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Ebbene: tosto che gli fu scemata la grande commozione, Gaspare, con moto quasi inconscio dell’animo, riuscì a conciliare l’amore al buonsenso.

Riflettè che per una ragazza il perdere un «ottimo partito», non in colpa sua, sì della mor-