Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/258

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244 l'entusiasta punito

ra vergine alle impressioni della natura; bensì che era in lui una nativa, particolare attitudine a sorprendere il bello in tutte le cose, in tutta la vita; ad avvertire quel che gli altri spesso, mortificati dal brutto, non avvertono e che egli con sincero entusiasmo e con un sibilo iniziale rivelava per mezzo degli aggettivi, spiccioli o a coppie, «stupendo! sovrano! — superbo! squisito! — supremo! sovrumano! — straordinario! sublime!»

Neanche perciò si afferma ch’egli fosse un poeta; giacchè si sa, e Teofilo Gautier lo dice, che i poeti vedono il bello dove non è: «Les poètes prennent habituellement d’assez sales guenipes pour maîtresses»: Carlo Dònnola invece vedeva il bello dov’era. Così mentre altri alle esposizioni artistiche fuggiva dalle sale di scultura, egli s’arrestava d’improvviso dinanzi a qualche grazioso ninnolo statuario, il quale all’occhio comune era impercettibile fra tanti orrori; o ristando dinanzi a ciò per cui inorridivano gli altri, egli solo, súbito, indicava o la minima parte o la linea lodevole.

Quante volte nelle tele sciagurate di colore e di disegno non vantava giustamente l’intenzione del pittore? E, non a torto, quando in cospetto a un nuovo edificio tutti biasimavano l’architettura moderna, egli notava: — Che bel camino! — Beato lui! A una sinfonia d’imitazione wagneriana cadeva ogni possa anche nel più classicista ascoltatore e critico; ma Dònnola ri-