Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/301

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in arcadia 287

losa. E l’olmo apparteneva al figlioccio di Carlone. Imaginarsi dunque se si poteva mutare itinerario!

Ma l’ingegnere a scorgere la bocca storta del curato, invece di arrendersi, insistette. Il desiderio pietoso era della sua signora: a lui pareva che l’Oratorio valesse più d’un olmo. Lasciò comprendere quanto gli dispiacerebbe dover abbandonare con malanimo quei luoghi dove si era proposto far del bene; e alle giuste osservazioni che la gente di lassù era ostinata; che la novità troverebbe oppositori; che la Madonnina dell’olmo si credeva miracolosa, disse:

— Le imagini davvero miracolose non si tengono sotto un albero! Io sarei ben lieto, ben fortunato, di sottoscrivere la prima offerta per una nuova cappella, se lei mi accertasse che questi miracoli sono di grande importanza.... Quanto agli ostinati, lei li avverta. In caso, se non basterà, m’incarico io di ricorrere a Sua Eminenza o, magari, alle autorità civili.

«Misericordia!» pensò atterrito il parroco. «Piuttosto tentare....» Forse Carlone si persuaderebbe....

Insomma, il curato finì con ritenere e dire possibile quello che prima gli era parso e aveva detto impossibile.

Per una settimana il poveromo anticipò la visita al vecchio; lo prevenne più volte nell’offrirgli il tabacco; perdè più d’una partita senza