Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/328

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314 in arcadia

che anche per le bastonate e le querele era tempo di finirla; e chiotti chiotti o rumorosi, divisi o a gruppi, e senza lo spettacolo dei fuochi e del resto, se ne tornarono alle loro case. Non più di due o tre ore dopo, tutti, anche gli innamorati che non avevan ricuperato il tempo perduto, anche il Moretto e il Sartoretto oramai men gelosi che indolenziti, dormivano placidamente. Tutti, fuorchè Carlone e il curato; i quali meditavano la loro colpa e la colpa del diavolo vittorioso a Rioronco proprio il giorno di San Michele. E quando fu stanco di dar volta per il letto, e sempre più rimorso, il buon vecchio si levò — avanti giorno — ; e andò all’Oratorio in cerca di sollievo, a chiedere perdono a Sant’Anna.

Poscia rincasando, s’imbattè nel figlioccio. Questi in segretezza gli raccontò che un birocciaio la notte aveva visto il diavolo vestito da prete correre, leggero e veloce come una piuma, verso l’olmo. Forse il diavolo non aveva più orrore della Madonna, dopo che l’avevano quasi nascosta in quella «fioriera»?

Ma Carlone comprese e sorrise tutto contento. Senza dubbio il curato, non resistendo ai rimorsi, si era alzato, la notte, ed era andato alla Madonnina per domandar perdono anche lui!