Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/37

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la giocatrice 23

— Di chi?

— Oh bella! Di lei!

Gianni rispose con voce un po’ aspra, perchè il cuore gli picchiava il petto; e con la sinistra accomodava la barba, mentre Claudia, niente affatto meravigliata, restava con la testa appoggiata al divano mostrandogli, senza volere, la bianca gola e sorridendo d’un’ironia lieve, non priva d’indulgenza.

— Povero Limosa! — ella disse poi. — Non conosce neppur tutta la gravità del suo malanno! Perchè, scusi, se non è sano chi legge romanzi, non sarà sano neppure chi è innamorato come nei romanzi e come dice di essere lei.

Egli mormorò:

— Già, mi contraddico; non capisco più nulla!... Tanto più che io amo non da eroe, ma da onest’uomo; disposto a qualunque sacrificio.

— Bravo! E quale sarebbe il sacrificio più grande?

— .... Rinunciare alla mia libertà!

Il modo con cui fece l’offerta e il tono che aveva imposto alle parole un peso maggiore a quello stesso ch’egli v’attribuiva, ottennero dalla signora una risata schietta.

— Dio mio! Ma il sacrificio della propria libertà è il più piccolo, il più semplice, il più naturale per l’amore, cioè per il matrimonio! È necessario; se no, il matrimonio non sarebbe un legame!