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Pagina:Albertazzi - Vecchie storie d'amore, 1895.djvu/100

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86 disperazione.


d’un’antica sciagura — e non sapeva quale — ridesta e confortata in una dolcezza di ricordo indefinito, o, piú tosto, il presentimento d’una pena prossima cui già tardasse una consolazione attesa — e non sapeva quale. Senza che pensasse: non madre, non parenti, nessuno, altro che Dio!, ella sentiva tutta la malinconia di questo pensiero nel suo cuore vuoto.

E un altro giorno dal basso, dal villaggio, tra il murmurc delle voci e delle opere, le giunse un canto d’uomo e credé riconoscere il cantore dell’oratorio. La voce dell’uomo non piú tenuta ai modi lenti e fermi della salmodia seguiva il vario ritmo della canzone, cosí dolce ad udire che la vergine l’ascoltò per afferrarne ogni parola: parole d’amore, soavi, fervide, mirabili vennero a lei, oltrepassarono e si dileguarono lontano nel rumore torbido, lasciandole ora un’impressione definita di meraviglia e di sbigottimento perché da esse aveva compreso espandersi al sole e all’aria libera tutta la felicità piena e baldanzosa della vita umana; perché aveva veduto il giovane che cosí cantava. Sbigottita, ella non si ri-